domenica 10 agosto 2014

Confessioni da privè - La prima volta

Quel giorno c'era un caldo asfissiante. Il giorno in cui decisi che sarei diventata una vera donna.
Mi vergognavo di essere vergine. Le mie amiche raccontavano sempre di orgasmi mozzafiato e io restavo muta. Se provavo a inventare delle esperienze simili alle loro, capivano subito che stavo mentendo.
Non volevo finire nelle mani di un ragazzo inesperto, incapace di slacciare un reggiseno, e che mi avrebbe solo disgustata. Noah ci sapeva fare. Sapeva come dare piacere a una donna in modi che neanche immaginavo.
Lui era diverso. Mi faceva sorridere. Ci metteva tutto il suo impegno per farmi sorridere.
Cominciai a frequentare Noah tutte le settimane. Mentivo, dicevo che mi pagavo delle ripetizioni per gli esami di ammissione, e invece spendevo tutti i miei risparmi per passare del tempo con lui al Charming Devil.
Iniziai a guardarlo con occhi diversi. Mi faceva sedere spesso sulle sue ginocchia, mi ascoltava e mi riempiva di complimenti. Non i soliti complimenti. Mi diceva quello che nessuno mi aveva mai detto, e che desideravo sentirmi dire da sempre.
Così, quel giorno, prenotai il mio appuntamento nel privè con lui. Mi presentai truccata da adulta, in un abitino leggero e facile da sfilare. Sotto quella stoffa nascondevo la biancheria più audace che avessi mai indossato.
Noah capì le mie intenzioni. Prima ancora che ordinassimo da bere, mi stava già baciando, e mi accarezzava le cosce, le natiche e i fianchi. La sua barba mi pungeva da morire, ma sopportai, pregando che facesse in fretta con quei preliminari.
Cominciai a muovermi sopra di lui per spingerlo ad andare oltre. Lasciai che il vestito mi scivolasse, per mostrargli un accenno del mio seno.
"Wow. Piano, bimba. Piano." mi disse tenendomi ferme le braccia. Aveva il viso tutto rosso. In un certo senso, era tenero. Probabilmente, non ricordava neanche il mio nome.
Si mise a guardare il mio seno con insistenza, e io tirai giù l'abito, per mostrargli quello che voleva.
"Ehi... dove le hai tenute nascoste per tutto questo tempo?"
Scherzava, cercava di mettermi a mio agio. Di farmi sorridere, anche in quella situazione. Mi spogliò velocemente e senza esitare. Chissà quante altre volte lo aveva fatto. Era così sicuro di sé.
Baciò ripetutamente il mio seno nudo, lo tenne nelle sue mani grandi, ed io pensai che per l'imbarazzo sarei fuggita. Invece era bello, piacevole, eccitante.
Mi fece sdraiare e si mise sopra di me. Lo sentivo pesante, e forte, quasi da non respirare. Scese a baciarmi l'addome, e mi dimenai.
Mi sfilò le mutandine in un solo gesto, e cominciò a toccarmi. Io mi sforzavo di tenere gli occhi aperti per guardarlo, e lui muoveva le dita dentro di me incessantemente. Non avevo mai provato nulla di simile, il piacere era quasi insopportabile. Temevo di impazzire.
A un certo punto, non so bene come, ma si accorse di qualcosa. Si fermò e mi guardò preoccupato.
"Bimba... non dirmi che..."
Scese lungo il mio corpo, e mise la testa tra le mie ginocchia. Sentire il suo respiro dove ero più sensibile per poco non mi fece urlare.
"Ma tu sei vergine." mi disse serio. "No, così non va bene."
Mi sentii morire.
"Non va bene?" gli chiesi.
"La prima volta è una cosa troppo importante per le ragazzine."
"Ma io lo voglio! Io voglio che sia tu!" farneticai nel panico.
"Piccola, io sono un host, non me lo merito. La prima volta devi farlo con qualcuno che ti piace."
"Tu mi piaci."
"Voglio dire, con qualcuno a cui vuoi bene. E soprattutto, che ti voglia bene. Se lo fai con me, te ne pentirai per tutta la vita."
All'improvviso, mi sentii così piccola e insignificante. Scoppiai in lacrime e mi coprii il viso.
"Su, su, non piangere." mi consolò lui, "Sarà per la tua seconda, o terza volta, e tutte quelle che vuoi, ma non questa."
Mi coprì le spalle con la giacca che si era tolto, e mi strinse in un abbraccio. Per tutto il tempo mi accarezzò la testa, asciugò le mie lacrime e mi sorrise con dolcezza e comprensione. Pensai che fosse un uomo davvero fantastico.
Dopo quella volta, non tornai mai più al Charming Devil. Non ebbi neanche il coraggio di passarci di fronte, per paura di incrociare lo sguardo di Noah.
Non ho ancora trovato nessuno a cui donare la mia prima volta, ma sono più che certa che la seconda, la terza, e tante altre ancora, voglio che sia lui ad averle.


Yléne

sabato 2 agosto 2014

Il registro di Ray - L'arrivo di Kim

Quando vidi entrare Kim nella hall per la prima volta, pensai che fosse un ragazzino in cerca di sua madre. Lo accolsi al meglio della mia cortesia, ma lui piantò sgarbatamente le mani sul mio bancone e mi chiese:
"Chi è il capo, qui?"
"Il titolare è impegnato, in questo momento." gli risposi. Avrei voluto buttarlo fuori a calci, ma non mi era permesso. "Può tornare stasera, o aspettare che si liberi."
Kim sbuffò investendomi completamente con l'aroma del suo chewing-gum. Era uno degli individui più maleducati che mi fossero capitati.
"Non ho tempo da perdere, tornerò stasera."
Onestamente, mi chiesi che razza di impegni potesse mai avere un ragazzo della sua età in piena estate.
Lo vidi tornare poco prima che finisse il mio turno.
Fece irruzione proprio mentre parlavo con Castiel, senza neanche salutare, e me lo ritrovai davanti al naso con la stessa espressione sfacciata del pomeriggio.
"Allora, dov'è il titolare?"
Non ebbi il tempo di rispondergli, e nemmeno quello di contare quanti schiaffi si meritava. Castiel intervenne infastidito, e probabilmente pronto a rispedirlo dai genitori.
"Sono io."
"Ah, sei tu?"
Rimasi stupito dal suo modo di affrontarlo spavaldamente. Avevo visto persone di ogni tipo impallidire, indietreggiare, ansimare, o perlomeno esitare davanti a Castiel, soprattutto quando mostrava quello sguardo da rapace.
"In persona. Hai qualcosa da dirmi?"
Conoscendo il mio collega, sapevo che si stava preparando per divorarlo vivo, ma il ragazzino fece qualcosa di totalmente inaspettato. Cambiò repentinamente atteggiamento, divenne dimesso, timido e chinò la testa.
"Voglio diventare un host." affermò.
Castiel rise di gusto, ed io stesso non riuscii a trattenere un sorriso.
"Quanti anni hai?"
"Diciotto." gli rispose schietto.
"Torna quando sarai più grande, ok? Non abbiamo orari adatti agli studenti."
Kim non si arrese. Per qualche assurdo motivo, Castiel non riusciva a incutergli la benché minima soggezione.
"Non sono uno studente."
"E cosa fai nella vita?"
Nel momento in cui sentii la risposta di Kim, ricordo chiaramente la sensazione di disagio che provai, ma ancor di più ricordo la scintilla che si accese negli occhi di Castiel. Non era facile che si animasse tanto.
"Poso come modello per S.A. da due anni."
Il mio collega lo fissò per un paio di secondi, insolitamente muto.
"Sei assunto."
Lasciai perdere il contegno che mi era imposto e manifestai tutto il mio sgomento:
"Castiel! Come... Cosa vuoi dire?!"
"Mi hai sentito Ray, il ragazzino è assunto, perciò provvedi al resto."
"Ma è appena maggiorenne!"
"E allora? Hai idea dei fiumi di ragazzine che attirerà nel nostro locale? S.A. è il mensile per teenager più venduto al momento."
Guardai di nuovo Kim, e sebbene non osassi mettere in dubbio il suo bell'aspetto (fattore di primaria importanza per un host), erano le sue maniere a preoccuparmi.
In ogni caso, gli ordini di Castiel non erano discutibili, perciò fui costretto a procedere.
All'inizio, furono in molte le ragazze che Kim fece fuggire in lacrime dal nostro locale, ma quelle che restavano semplicemente a fissarlo a bocca aperta erano il doppio. Non capivo che senso avesse, ma pur di stare sedute di fronte a lui, le sue ammiratrici erano disposte a pagare l'impensabile.
L'unica cosa di cui potevo lamentarmi erano le minorenni che appannavano le nostre finestre per spiarlo, impossibilitate ad accedere al Charming Devil, e la mia quotidiana fatica per scacciarle evitando di sembrare un tiranno.


Ray