"Chi è il capo, qui?"
"Il titolare è impegnato, in questo momento." gli risposi. Avrei voluto buttarlo fuori a calci, ma non mi era permesso. "Può tornare stasera, o aspettare che si liberi."
Kim sbuffò investendomi completamente con l'aroma del suo chewing-gum. Era uno degli individui più maleducati che mi fossero capitati.
"Non ho tempo da perdere, tornerò stasera."
Onestamente, mi chiesi che razza di impegni potesse mai avere un ragazzo della sua età in piena estate.
Lo vidi tornare poco prima che finisse il mio turno.
Fece irruzione proprio mentre parlavo con Castiel, senza neanche salutare, e me lo ritrovai davanti al naso con la stessa espressione sfacciata del pomeriggio.
"Allora, dov'è il titolare?"
Non ebbi il tempo di rispondergli, e nemmeno quello di contare quanti schiaffi si meritava. Castiel intervenne infastidito, e probabilmente pronto a rispedirlo dai genitori.
"Sono io."
"Ah, sei tu?"
Rimasi stupito dal suo modo di affrontarlo spavaldamente. Avevo visto persone di ogni tipo impallidire, indietreggiare, ansimare, o perlomeno esitare davanti a Castiel, soprattutto quando mostrava quello sguardo da rapace.
"In persona. Hai qualcosa da dirmi?"
Conoscendo il mio collega, sapevo che si stava preparando per divorarlo vivo, ma il ragazzino fece qualcosa di totalmente inaspettato. Cambiò repentinamente atteggiamento, divenne dimesso, timido e chinò la testa.
"Voglio diventare un host." affermò.
Castiel rise di gusto, ed io stesso non riuscii a trattenere un sorriso.
"Quanti anni hai?"
"Diciotto." gli rispose schietto.
"Torna quando sarai più grande, ok? Non abbiamo orari adatti agli studenti."
Kim non si arrese. Per qualche assurdo motivo, Castiel non riusciva a incutergli la benché minima soggezione.
"Non sono uno studente."
"E cosa fai nella vita?"
Nel momento in cui sentii la risposta di Kim, ricordo chiaramente la sensazione di disagio che provai, ma ancor di più ricordo la scintilla che si accese negli occhi di Castiel. Non era facile che si animasse tanto.
"Poso come modello per S.A. da due anni."
Il mio collega lo fissò per un paio di secondi, insolitamente muto.
"Sei assunto."
Lasciai perdere il contegno che mi era imposto e manifestai tutto il mio sgomento:
"Castiel! Come... Cosa vuoi dire?!"
"Mi hai sentito Ray, il ragazzino è assunto, perciò provvedi al resto."
"Ma è appena maggiorenne!"
"E allora? Hai idea dei fiumi di ragazzine che attirerà nel nostro locale? S.A. è il mensile per teenager più venduto al momento."
Guardai di nuovo Kim, e sebbene non osassi mettere in dubbio il suo bell'aspetto (fattore di primaria importanza per un host), erano le sue maniere a preoccuparmi.
In ogni caso, gli ordini di Castiel non erano discutibili, perciò fui costretto a procedere.
All'inizio, furono in molte le ragazze che Kim fece fuggire in lacrime dal nostro locale, ma quelle che restavano semplicemente a fissarlo a bocca aperta erano il doppio. Non capivo che senso avesse, ma pur di stare sedute di fronte a lui, le sue ammiratrici erano disposte a pagare l'impensabile.
L'unica cosa di cui potevo lamentarmi erano le minorenni che appannavano le nostre finestre per spiarlo, impossibilitate ad accedere al Charming Devil, e la mia quotidiana fatica per scacciarle evitando di sembrare un tiranno.
Ray
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