Quando gli confessai che proprio non riuscivo ad immaginarlo come insegnante, rise e disse che mi avrebbe dato una dimostrazione pratica.
"Insegnante non è la parola giusta." precisò. "Mi definirei piuttosto un... addestratore."
Mi cinse dalle spalle e sentii il suo respiro sul mio collo. Mi provocò dei brividi dietro la nuca e lungo la schiena. Il suo braccio mi teneva stretta sotto il seno, e con l'altra mano accarezzava i miei fianchi lentamente. Conosceva ogni angolo sensibile del mio corpo e sapeva esattamente come toccarlo per farmi mancare il fiato.
"Gli insegno a lasciare le ragazze a bocca aperta, e poi..."
Fece scivolare dolcemente la sua mano sottile nei miei jeans, e ansimai.
"A conquistarle con ogni gesto, finché non sapranno più farne a meno."
Mi baciò, cercò la mia lingua con la sua e cominciò a stuzzicarmi con la punta delle dita. Lo faceva in un modo tremendo e crudele, fermandosi sempre un attimo prima che raggiungessi il piacere.
"Gli insegni anche... ad abbandonarle quando meno se lo aspettano, come farai con me?"
Fermò la sua mano improvvisamente e mi sollevò il viso per potermi guardare negli occhi.
"Cosa stai dicendo?"
"Non lo farai?"
Mi rispose nascondendo il volto tra il mio collo e la mia spalla. Sentivo ancora le sue dita ferme, e fremevo perché continuasse.
"Sei la cosa più dolce che mi sia mai capitata." sussurrò in maniera impercettibile. "Sono troppo egoista per rinunciare a te, Emily."
Chiusi gli occhi e gli sorrisi. A volte avevo ancora paura che mi mentisse, ma quando mi diceva quelle parole, la sua voce era insolitamente profonda e malinconica. Non avevo la forza di dubitare di lui.
Sbottonai i miei jeans per facilitargli i movimenti, e accompagnai la sua mano con la mia. Castiel non si accontentava di farmi gemere, lui voleva stare dentro di me, furiosamente, scuotermi fino in fondo, svuotare la mia mente per invaderla solo con la sua presenza. E ci riusciva.
Poggiai le mani contro la parete fredda e liscia che mi stava di fronte, e attesi che mi facesse sua. Mise una mano tra la parete e la mia testa e compresi quel gesto solo quando prese a spingere il suo corpo contro il mio. Se non ci fosse stata la sua mano, ad ogni colpo avrei rischiato di urtare il muro. Lo aveva fatto per proteggermi. Per assicurarsi che non mi facessi del male.
"Sei preziosa per me, Emily." mi disse in un sospiro spezzato. "Non immagini neanche quanto."
Mi cinse dalle spalle e sentii il suo respiro sul mio collo. Mi provocò dei brividi dietro la nuca e lungo la schiena. Il suo braccio mi teneva stretta sotto il seno, e con l'altra mano accarezzava i miei fianchi lentamente. Conosceva ogni angolo sensibile del mio corpo e sapeva esattamente come toccarlo per farmi mancare il fiato.
"Gli insegno a lasciare le ragazze a bocca aperta, e poi..."
Fece scivolare dolcemente la sua mano sottile nei miei jeans, e ansimai.
"A conquistarle con ogni gesto, finché non sapranno più farne a meno."
Mi baciò, cercò la mia lingua con la sua e cominciò a stuzzicarmi con la punta delle dita. Lo faceva in un modo tremendo e crudele, fermandosi sempre un attimo prima che raggiungessi il piacere.
"Gli insegni anche... ad abbandonarle quando meno se lo aspettano, come farai con me?"
Fermò la sua mano improvvisamente e mi sollevò il viso per potermi guardare negli occhi.
"Cosa stai dicendo?"
"Non lo farai?"
Mi rispose nascondendo il volto tra il mio collo e la mia spalla. Sentivo ancora le sue dita ferme, e fremevo perché continuasse.
"Sei la cosa più dolce che mi sia mai capitata." sussurrò in maniera impercettibile. "Sono troppo egoista per rinunciare a te, Emily."
Chiusi gli occhi e gli sorrisi. A volte avevo ancora paura che mi mentisse, ma quando mi diceva quelle parole, la sua voce era insolitamente profonda e malinconica. Non avevo la forza di dubitare di lui.
Sbottonai i miei jeans per facilitargli i movimenti, e accompagnai la sua mano con la mia. Castiel non si accontentava di farmi gemere, lui voleva stare dentro di me, furiosamente, scuotermi fino in fondo, svuotare la mia mente per invaderla solo con la sua presenza. E ci riusciva.
Poggiai le mani contro la parete fredda e liscia che mi stava di fronte, e attesi che mi facesse sua. Mise una mano tra la parete e la mia testa e compresi quel gesto solo quando prese a spingere il suo corpo contro il mio. Se non ci fosse stata la sua mano, ad ogni colpo avrei rischiato di urtare il muro. Lo aveva fatto per proteggermi. Per assicurarsi che non mi facessi del male.
"Sei preziosa per me, Emily." mi disse in un sospiro spezzato. "Non immagini neanche quanto."
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