Non avevamo un programma specifico. Io e Castiel potevamo restare quanto volevamo a Parigi, ma pochi giorni dopo la fine del suo corso, lui sembrava avere fretta di fare le valigie. Io, invece, sarei rimasta lì a farmi cullare ancora un po'. Non capivo la lingua e non conoscevo le strade, ma finché eravamo lì, io e Castiel sembravamo quasi una coppia normale. Per questo, quando tornò a casa con i nostri biglietti di ritorno, presi senza nemmeno chiedere la mia opinione, ci rimasi un po' male.
Lui contattò subito Ray, lo avvertì del nostro ritorno, e gli disse di volerlo incontrare al più presto per discutere del Charming Devil.
Ancora non sapevo se avesse davvero intenzione di riaprirlo, e forse non lo aveva deciso nemmeno lui.
Quando fu il momento di prendere l'aereo, non ero l'unica ad avere un'aria pensierosa. Anche Castiel era inquieto, non me ne spiegò il motivo, ma da alcune sue frasi capii che ciò che stava provando era molto simile a cosa provavo io.
"Correrai tra le braccia di Eric appena arriveremo, vero?"
"Penso che appena arriveremo, mi farò una bella dormita." gli risposi.
"Non prendermi in giro."
"Ma è la verità. Non sento Eric da una vita e probabilmente non sa nemmeno che stiamo tornando."
"Come se non lo sapessi che, appena ti toglierò quel collare, scapperai via come un gatto randagio."
Trattenni il fiato. In quelle sue parole c'era una strana malinconia, e cominciai a pensare che in fondo anche io fossi diventata indispensabile per lui.
"Allora non togliermelo."
Sogghignò tra sé e sé e mi accarezzò prepotentemente la coscia. Dentro di me tremavo di paura e insicurezza. Tornare al Charming Devil significava anche rivedere Castiel in compagnia di altre donne, e solo al pensiero mi sentivo mancare il fiato.
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