venerdì 17 ottobre 2014

A Devil in Paris - A Devil's Child

Stando da sola, avevo molto tempo per pensare. Quelle rare volte in cui uscivo non parlavo con nessuno, perché non riuscivo a capire una sola parola di ciò che sentivo. Castiel aveva provato a insegnarmi alcune frasi in francese, ma ero davvero negata.
E così, sola con me stessa, pensavo a tante cose. Fantasticavo, sognavo che un giorno lui tornasse a casa con una rosa tra le mani e mi dichiarasse il suo amore. Che cosa assurda, patetica e impossibile.
Castiel comprava la libertà degli altri, in modo subdolo incatenava a sé le persone che desiderava, ma lui rimaneva inafferrabile, sovrastante e libero, come un re.
Eppure c'era una sola cosa che riusciva a fargli chinare la testa, un solo nome, un ricordo, un pensiero fisso. Hannah.
Una mattina, davanti allo specchio, si osservò con una sorta di inquietudine. Gli passai davanti, e lui mi fece una domanda strana, ma in qualche modo ricca di dolore.
"Emily, tu... vorresti avere un figlio da me?"
Sarebbe stato facile cascarci, credere che stesse pensando davvero a un futuro insieme, ma ormai lo conoscevo bene. Castiel non intendeva illudermi. In realtà, stava solo ripensando a lei, a Hannah. La sua indimenticabile Hannah.
"No." gli risposi freddamente.
Era una bugia talmente evidente, che non mi sforzai di aggiungere altro. Qualunque cosa che avrebbe potuto legarmi a Castiel per sempre, era ciò che desideravo.
"Sarei un pessimo padre, non è vero?"
"No, al contrario. Con la tua gelosia e la mania di controllo saresti un padre perfetto." obiettai. "Saresti presente in ogni momento, protettivo e responsabile. Però, non potrei mai donare una cosa tanto preziosa a qualcuno che..." esitai. Ciò che stavo per dire faceva male soprattutto a me, e rendeva reale la mia paura più grande. "A qualcuno che mi abbandonerebbe."
Non so di preciso quale fosse stato il motivo, ma le mie parole lo infastidirono profondamente. Si voltò di scatto, strinse il mio mento tra le sue dita e mi impedì di distogliere lo sguardo. In quei momenti, dimenticava di moderare la propria forza, e mi faceva un po' male.
"Vorresti dire che con qualcun altro lo faresti?" sibilò nelle mie orecchie.
"No. Non in questo momento."
"Bene. Perché nella tua testa voglio restare solo, chiaro?" mi intimò, strattonandomi leggermente il viso.
"Chiaro."
"Brava bambina."
Gli sorrisi. Chi altro avrebbe mai potuto prendere il posto di quel diavolo, dentro di me?

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